Come vivranno il 2021 le PMI: Tra Crisi ed Innovazione

A più di un anno dalla dichiarazione dello stato di pandemia del Covid-19, il bilancio italiano si conferma tra i più pesanti dEuropa, al secondo posto, dietro solo alla Spagna, per perdita di PIL. La situazione è critica considerando che il tessuto economico e sociale rappresentato dalle PMI (e start up) che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana è quello che ha sofferto di più la crisi sanitaria ed economica.

Tuttavia, la crisi in cui si trovano queste imprese oggi ha origini più lontane di quello che possiamo pensare; infatti, dopo il picco di redditività netta del 2017, nel 2018 e nel 2019 si è osservato un calo, fino ad arrivare a 9.3% in termini di ROE. Questa crisi nascente è stata poi accelerata ed accentuata dalla pandemia, che ha portato all’ulteriore abbassamento dei tassi di crescita delle PMI, che sarà pari ad a una perdita di 227 miliardi in fatturato tra il 2020 e il 2021.

Le previsioni per il futuro sono estremamente incerte. È difficile dunque dire con certezza dove e cosa porterà la seconda metà del 2021.

A partire dal 19 maggio 2020, lo stato italiano ha messo in atto il ‘Fondo di Garanzia, una misura che permette alle PMI italiane di facilitare il loro accesso al credito.
In termini pratici, significa che imprenditori e professionisti possono ottenere prestiti senza dover addurre garanzie aggiuntive per gli importi garantiti dal Fondo.
Questo, insieme alle numerose sovvenzioni proposte dall’Unione Europea permette alle PMI, e soprattutto alle startup, di ottenere finanziamenti in maniera meno rischiosa.

Nonostante questa misura, la scarsità di risorse disponibili per gli investimenti, e la difficoltà per le PMI di basarsi su metriche oggettive per valutare i propri risultati, vanno a pesare negativamente sulla loro competitività. Senza strumenti appositi o fondatori esperti a guidare lo sviluppo di queste aziende, infatti, c’è sempre il rischio che queste imprese brancolino nel buio, senza rendersi conto delle proprie mancanze.

Delle PMI quelle che hanno sofferto in maniera minore, sono quelle che avevano già fatto o hanno cominciato subito un processo di digitalizzazione anche in ottica di internalizzazione.

La situazione derivante dalla pandemia, ha portato alla forzata svolta digitale di molte di queste imprese. In questo modo è stato reso evidente quanto sia necessaria un’efficace digitalizzazione. Senza considerareche in termini di vendite, quello digitale è stato uno dei pochi settori a crescere anche tanto quanto gli altri andavano a perdere.

Dalla pandemia è nata anche una maggiore attenzione per la customer satisfaction, le aziende tendono a essere molto più attente alla qualità del servizio che erogano e anche alla loro comunicazione con i clienti. Attraverso luso dei social media come Facebook o Instagram, le aziende hanno cominciato un lavoro di fidelizzazione del cliente molto più forte, che ha sviluppato nuovi standard e aspettative maggiori tra i clienti.

La situazione dal punto di vista economico, sembrerebbe essere in via di miglioramento grazie al sempre maggiore numero di vaccinazioni, e la progressiva riapertura dei paesi, ma la strada per un ritorno alla normalità è ancora lunga e si lascerà alle spalle una situazione estremamente diversa da quella di partenza.

Pur cercando di mantenere un atteggiamento positivo, è innegabile che il COVID-19 abbia cambiato non solo l’economia ma anche la società e il modo di viviere delle persone e che il futuro, in quanto incerto, richieda un’attenzione maggiore da parte delle aziende verso ogni minimo cambiamento sia economico che sociale per ottimizzare i servizi.

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