PNRR, occasione storica per l’Italia

Nell’ultimo anno e mezzo il mondo intero ha subito una grave crisi sanitaria a cui ha fatto seguito una crisi economica che ha colpito più duramente i paesi con problemi strutturali come l’Italia; il nostro paese ha subitoun crollo del PIL dell’8,9% e un calo dell’occupazione del 2,8%.

In risposta alla crisi post Covid l’Unione Europea ha approvato il programma Next Generation EU, fondo da 750 miliardi di euro al fine di sostenere gli Stati membri colpiti dalla pandemia.

Per l’Italia è previsto un piano di investimenti da 191,5 miliardi di euro finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, strumento chiave del Next Generation EU. Inoltre, attraverso un fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento di bilancio pluriennale approvato dal Consiglio dei ministri del 15 aprile 2021, verranno messi a disposizione altri 30,6 miliardi di euro.

L’impatto complessivo del PNRR sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa 16 punti percentuali. Per il sud, al quale sono destinati circa il 40% degli investimenti, l’impatto previsto è di circa 24 punti percentuali.

Questo piano però è ricco di condizionalità, infatti gli investimenti proposti dall’unione europea non saranno un “regalo” a fondo perduto ma saranno soggette alle condizionalità del raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per questo motivo solo una parte dei soldi (il 10%) sarà erogata in tempi brevi (entro la fine del 2021) per avviare la messa in opera dei primi progetti, il restante 90% sarà invece condizionato appunto dal raggiungimento degli obiettivi concordati.

Per il momento gli investimenti previsti ammontano ad un totale di 222,1 miliardi, i quali verranno ripartiti lungo 6 missioni.

Per Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura sono stati assegnati complessivamente 49,2 miliardi con l’obiettivo di promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura.
Per Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica sono stati assegnati complessivamente 68,6 miliardi con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.
Per le Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile sono stati assegnati complessivamente 31,4 miliardi con l’obiettivo di uno sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese.
Per Istruzione e Ricerca sono stati assegnati complessivamente 31,9 miliardi con l’obiettivo di rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
Per Inclusione Coesione sono stati assegnati complessivamente 22,4 miliardi con l’obiettivo di facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale.
Per  Salute infine sono stati sono stati assegnati complessivamente 18,5 miliardi con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure.

Il piano di Draghi prevede inoltre una serie riforme suddivise fra orizzontali, abilitanti e settoriali. Le riforme orizzontali riguardano soprattutto la pubblica amministrazione e la giustizia. Si vanno poi ad aggiungere, sulla base delle sopracitate, le riforme abilitanti, fra cui misure mirate alla semplificazione normativa e alla tutela della concorrenza destinate in particolar modo a garantire l’attuazione e il massimo impatto degli investimenti.
Per far fronte alle storiche difficoltà italiane nello spendere i soldi dei fondi strutturali dell’UE sono anche previste specifiche riforme settoriali, le quali andranno ad impattare le normative relative a specifici ambiti di intervento e attività economiche, al fine di renderle più efficienti e competitive in ambito internazionale oltre che nazionale.

Il PNRR può essere una occasione storica in ottica di “modernizzazione” per il nostro paese; la condivisione del rischio a livello europeo è un passo in avanti per la coesione del modello europeo che deve basarsi sulla solidarietà reciproca e non sulla subalternità per evitare altre situazione come quella della Grecia. L’opinione pubblica italiana deve comprendere le logiche di questa condizionalità degli investimenti soprattutto considerando la gestione della classe politica negli ultimi 20 anni assolutamente priva di lungimiranza, efficacia ed efficienza ma soprattutto visione prospettica; la buona riuscita del piano sarà legata al raggiungimento degli obiettivi prefissati e al mantenimento di una sana e salda coesione con i nostri partners europei.

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